Un rapido aggiornamento sull'impollinazione dell'epidendrum vitellinum.
Dei due fiori impollinati uno non è andato in porto. E' quello sulla sinistra che appare tutto secco e raggrinzito. Con i pollini suddivisi in più sacche polliniche è più complicato avere successo con l'impollinazione. E' successo anche con la bletilla striata. Probabilmente è qualcosa che sbaglio io.
L'altro fiore, quello centrale, invece appare in gran forma e sta sviluppando con una certa rapidità una capsula. Lo si capisce confrontandolo con l'altro fiore non impollinato sulla sinistra.
Da una rapida ricerca ho scoperto che l'epidendrum, tra le orchidee epifite, è una delle specie che porta la capsula a maturazione in minor tempo. Per una semina con capsula verde siamo attorno ai 3 mesi, la metà di quello che serve a una phalaenopsis, un terzo di ciò che serve al cymbidium.
domenica 18 marzo 2012
giovedì 8 marzo 2012
Un'ape dalla Svezia
Si potrebbero fare tante riflessioni sulla particolare strategia evolutiva delle orchidee, in particolare sull'eliminazione dell'endosperma per ridurre al minimo le dimensioni dei semi aumentandone esponenzialmente il numero e affidando la loro nutrizione al rapporto parassitico-simbiontico con particolari funghi. Si potrebbe parlare a lungo, ammesso che ve ne sia l'interesse, sul ruolo che questa particolarissima strategia ha avuto nella grande diffusione di questo genere di piante su tutto il globo terrestre. Le orchidee sono il genere vegetale più diffuso, escluse le aree desertiche e artiche, le si trovono ovunque, dalle foreste pluviali, ai pascoli alpini ai sottoboschi sub-artici.
Niente però eguaglia un'altra strategia evolutiva, molto più potente, che ha garantito una diffusione ancora maggiore delle orchidee, anche in luoghi assai diversi e lontanissimi dal loro habitat naturale. Per qualche strano motivo infatti le orchidee sono in grado di appassionare un gran numero di collezionisti, che costruiscono serre e condizioni ambientali per permetterne la sopravvivenza e la fioritura in ogni angolo della terra, garantendone così un'ulteriore diffusione.
Succede quindi che un'orchidea che nasce e cresce nelle foreste montane del centro e sud America, può andarsene in giro per il mondo a colonizzare appartamenti nella fredda Svezia. Nello specifico quello di una coltivatrice hobbista di Gothenburg che ha anche un interessantissimo blog che seguo con attenzione.
In questi giorni ha postato un report sulla fioritura di una splendida varietà di Epidendrum Vitellinum dal colore sgargiante.
Si da' il caso che un paio di setimane fa, a una mostra di orchidee in un garden center in provincia di Verona abbia acquistato una varietà botanica proprio di epidendrum vitellinum, o almeno così era sctitto sul cartiglio che l'accompagnava, anche se alcune ricerche mi fanno venire dubbi sulla corretta categorizzazione.
Così mi sono deciso a srivere alla blogger per avere del materiale genetico, polline nella fattispecie, della splendida varietà. Così, giacché non siamo in italia, la risposta è stata immediata, e tempo tre giorni è arrivato un pacchetto con affrancatura svedesce con all'interno un pacchetto ben confezionato all'interno del quale ho trovato quattro fiori di un magnifico rosso aranciato freschi come se fossero sbocciati da poche ore.
In fondo è come se al posto dell'ape, o del qualsivoglia insetto impollinatore, il polline fosse stato portato dal servizio postale svedese-italiano a bordo di un qualche aeromobile a un paio di migliaia di chilometri di distanza. Potenza della strategià riproduttiva 2.0 delle orchidee.
Ed eccole qua le sacche polliniche, avvolte dalla copertura dello stesso sgargiante colore arancio dei petali.
Tolta questa copertura, il polline appare suddiviso in quattro granelli, un po' come accade per a bletilla, e non in due sacche, come per phalaenopsis, cymbidium, di cui avremo a parlare nei prossimi post, e affini.
Ecco qui il fiore ricevente, dai colori decisamente meno sgargianti, che speriamo possa offrire una valida base per la formazione di ibridi interessanti. Il patto con la coltivatrice scandinava prevede che in caso di successo di questo progetto, una parte delle fiasce e/o delle plantule, venga dato in cambio del polline ricevuto. Cosa che farò più che volentieri.
Ed ecco qua il pistillo, ovvero l'alloggiamento del polline nel fiore ricevente. Non mancheremo di postare aggiornamenti nelle settimane a venire.
Niente però eguaglia un'altra strategia evolutiva, molto più potente, che ha garantito una diffusione ancora maggiore delle orchidee, anche in luoghi assai diversi e lontanissimi dal loro habitat naturale. Per qualche strano motivo infatti le orchidee sono in grado di appassionare un gran numero di collezionisti, che costruiscono serre e condizioni ambientali per permetterne la sopravvivenza e la fioritura in ogni angolo della terra, garantendone così un'ulteriore diffusione.
Succede quindi che un'orchidea che nasce e cresce nelle foreste montane del centro e sud America, può andarsene in giro per il mondo a colonizzare appartamenti nella fredda Svezia. Nello specifico quello di una coltivatrice hobbista di Gothenburg che ha anche un interessantissimo blog che seguo con attenzione.
In questi giorni ha postato un report sulla fioritura di una splendida varietà di Epidendrum Vitellinum dal colore sgargiante.
Si da' il caso che un paio di setimane fa, a una mostra di orchidee in un garden center in provincia di Verona abbia acquistato una varietà botanica proprio di epidendrum vitellinum, o almeno così era sctitto sul cartiglio che l'accompagnava, anche se alcune ricerche mi fanno venire dubbi sulla corretta categorizzazione.
Così mi sono deciso a srivere alla blogger per avere del materiale genetico, polline nella fattispecie, della splendida varietà. Così, giacché non siamo in italia, la risposta è stata immediata, e tempo tre giorni è arrivato un pacchetto con affrancatura svedesce con all'interno un pacchetto ben confezionato all'interno del quale ho trovato quattro fiori di un magnifico rosso aranciato freschi come se fossero sbocciati da poche ore.
In fondo è come se al posto dell'ape, o del qualsivoglia insetto impollinatore, il polline fosse stato portato dal servizio postale svedese-italiano a bordo di un qualche aeromobile a un paio di migliaia di chilometri di distanza. Potenza della strategià riproduttiva 2.0 delle orchidee.
Ed eccole qua le sacche polliniche, avvolte dalla copertura dello stesso sgargiante colore arancio dei petali.
Tolta questa copertura, il polline appare suddiviso in quattro granelli, un po' come accade per a bletilla, e non in due sacche, come per phalaenopsis, cymbidium, di cui avremo a parlare nei prossimi post, e affini.
Ecco qui il fiore ricevente, dai colori decisamente meno sgargianti, che speriamo possa offrire una valida base per la formazione di ibridi interessanti. Il patto con la coltivatrice scandinava prevede che in caso di successo di questo progetto, una parte delle fiasce e/o delle plantule, venga dato in cambio del polline ricevuto. Cosa che farò più che volentieri.
Ed ecco qua il pistillo, ovvero l'alloggiamento del polline nel fiore ricevente. Non mancheremo di postare aggiornamenti nelle settimane a venire.
martedì 6 marzo 2012
Ripicchiettatura Neofinetia Falcata
Un breve aggiornamento sulla semina della Neofinetia Falcata. Le piante dimostrano tutta la loro vitalità, e forse sentono l'arrivo della bella stagione. Le vecchie fiasche-madri iniziavano ad andare strette ai protocormi che mostravano segni di sofferenza.
Con un po' di riluttanza dati i molti impegni ho così deciso di darmi a un po' di ripicchiettature su substrati freschi. Per l'occasione ho inaugurato il Phytamax P1056 da trapianto, fornitomi dal solito dealer per un prezzo piuttosto conveniente, che rende pletorico il cimentarsi con gli incontrollabili substrati casalinghi.
I risultati a qualche giorno di distanza dal lungo pomeriggio chino sulla cappa sterile sono tutti nella foto sopra.
La crescita delle piantine ha ripreso abbrivio, il colore è diventato un bel verde brillante e alla base della prima fogliolina sta facendo capolino la seconda.
Per ora sono ancora sotto luce artificiale a ridosso di una finestra con esposizione sud-ovest, ma ho già spostato un paio di fiasche a sola luce naturale giacché le giornate si vanno orami allungando.
Con un po' di riluttanza dati i molti impegni ho così deciso di darmi a un po' di ripicchiettature su substrati freschi. Per l'occasione ho inaugurato il Phytamax P1056 da trapianto, fornitomi dal solito dealer per un prezzo piuttosto conveniente, che rende pletorico il cimentarsi con gli incontrollabili substrati casalinghi.
I risultati a qualche giorno di distanza dal lungo pomeriggio chino sulla cappa sterile sono tutti nella foto sopra.
La crescita delle piantine ha ripreso abbrivio, il colore è diventato un bel verde brillante e alla base della prima fogliolina sta facendo capolino la seconda.
Per ora sono ancora sotto luce artificiale a ridosso di una finestra con esposizione sud-ovest, ma ho già spostato un paio di fiasche a sola luce naturale giacché le giornate si vanno orami allungando.
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