mercoledì 4 novembre 2009

Ripicchiettatura. Esperimenti e considerazioni

Le semine estive crescono, alcune prosperano e stanno sempre più strette, altre stentano, in ogni caso è tempo di ripicchiettature, parte più noiosa nella coltivazione delle orchidee in vitro, me invevitabilmente necessaria.
Questa volta, giusto per movimentare un po' l'insulsa attività, mi sono dato a qualche esperimento e, osservando quanto avviene nelle fiasche, ho fatto alcune riflessioni e considerazioni che qui riporto.

Esperimenti
1. Ho provato a ripiantare sia nel Replete Medium sia sul Germination Medium giunti qualche giorno fa dall'Orchid Bank Seed Project. Sarà interessante comparare l'efficacia di entrambi i prodotti sullo sviluppo delle piantine.
2. Alcuni virgulti sono stati impiantati sul substrato all'interno dei vasetti per le analisi per le urine. Questi, essendo sterili, dovrebbero garantire l'assenza di contaminazioni. In più hanno il vantaggio che essendo in plastica risultano molto più leggeri e maneggevoli. Unico problema potrebbe essere la plastica di cui sono fatti che essendo leggermente satinata rischia di non far passare sufficiente luce.
3. Tre piantine della Phalenopsis 1/2 con buon sviluppo radicale sono state impiantate nel vasetto che avevo preparato alcune settimane fa con corteccia e sfagno. Il substrato, bagnato con una soluzione dimezzata di fertilizzante bilanciato per orchidee, era poi stato passato in autoclave. Nel coperchio avevo anche iserito un con un tappo forato per provette, cercando così di dare la possibilità di scambi gassosi con l'esterno. Il foro è stato ovviamente riempito di garza sterile compressa che è poi passata anch'essa in autoclave con tutto il resto. Facendo il trapianto in cappa sterile tutta l'atmosfera e le piantine dovrebbero, in teoria, essere ancora liberi da contaminazione. Ovviamente solo il tempo potrà rendere o meno ragione della correttezza dell'esperimento che potrebbe fallire per variabili indipendenti dall'idea generale di fondo. Come sempre non mancheremo di postare aggiornamenti.

Considerezioni
1. Il terreno Murashige & Skoog, essendo chiaro, e trasparente permette di valutare eventuali variazioni cui è sottoposto. In particolare in molte colture si sono verificati degli inscurimenti, talvolta piuttosto pronunciati della superficie del medium, a volte per una profondità di alcuni millimetri dalla superfice. Nella maggior parte dei casi ciò è avvenuto per i vasetti in cui maggiore era stata la moria di protocormi da imbrunimento. E fin qui la cosa è comprensibile. I protocormi morendo si decompongono liberando sostanze che vengono così assorbite dal substrato. In altri casi tuttavia l'inscurimento si è avuto anche sul substrato attorno a piantine apparentemente sane. Sembrerebbe quasi che nel loro sviluppo e attività metabolica le piantine rilascino sostanze di scarto che vengono così assorbite dal substrato. La cosa appare normale, tanto più che altri substrati come il Phytamax, contengono carbone attivo polverizzato che ha come scopo proprio l'assorbimento di tali sostanze. Ciò che è strano è che gli inscurimenti si sono verificati solo in alcune colture, non in tutte. In particolare in fiasche di Phalaenopsis 1/4 che pure hanno avuto uno tra i migliori sviluppi, non vi è stato alcun imbrunimento, e anche i protocormi che non si sono sviluppati, pur seccandosi, hanno mantenuto un colore marroncino chiaro. Questo porta a pensare che in realtà la degenerazione dei protocormi e la formazione di sostanze di scarto, possibilmente tossiche, da parte di quelle piante che invece sopravvivono sia dovuto ad alcuni particolari fattori. Uno di questi potrebbe essere la scarsezza di scambi gassosi della pianta, una certa asfissia per così dire. Molti dei vasetti in cui maggiore era stato l'inquinamento erano di piccole dimensioni, e molte delle piante che tutto attorno avevano un alone scuro erano piante che nei ripicchiettaggi precedenti avevo conficcato leggermente nel substrato pensando di dar loro maggiore stabilità. Effettivmente, nella coltivazione delle phalaenopsis adulte si pone sempre molta importanza al fatto che le radici debbano essere ben areate. Non vedo perché il medesimo principio non debba valere anche per le piccole piante in vitro che quindi vanno solo appoggiate su terreno di coltura e non conficcate in esso. E questo ci porta ai successivi esperimenti-considerazioni.
2. In alcuni dei vasetti dove vi era stato inquinamento o eccessiva moria di protocormi, lo spessore del substrato nutritivo era considerevole. Pensando che sarebbe stato un peccato buttarli così com'erano, con tutto la fatica di preparazione e sterilizzazione che mi erano costati, ho pensato di riciclarli. Per far ciò, con le pinzette ho prima rimosso i protocormi e le piantine più sane mettendole da parte, poi, con una spatolina che m'ero portato nella cappa sterile ho eliminato tutti i protocormi morti o moribondi e ho raschiato il substrato eliminando un buon mezzo centimetro. Nel rimuoverlo ho creato delle scanalature longitudinali nel gel "testurizzandolo", per usare una parola di derivazione anglosassone ahimé sempre più in voga tra gourmet modaioli. Comunque, lo scopo di ciò è stato il creare degli alloggiamenti in cui poter sistemare le piantine, cosicché abbiano la possibilità di mantenersi erette con una certa stabilità senza tuttavia conficcarli nel terreno di coltura.
3. In realtà, la moria dei protocormi e lo sviluppo di sostanze dannose da parte di alcune piantine potrebbe essere dovuto ad un eccesso di salinità e concentrazione del substrato nutritivo, fattori cui le orchidee in generale sono abbastanza sensibili. E questo è un problema che già mi ero posto nella preparazione delle fiasche. La sterilizzazione in autoclave (pentola a pressione) causa inevitabilmente evaporazione della parte liquida del substrato, anche perché, per evitare lo scoppio delle fiasche è importante lasciare i tappi leggermente svitati. Questo porta ovviamente a un innalzamento dei livelli di concentrazione del terreno. In realtà, tenendo conto di questo fattore, aggiungo sempre un po' più dell'acqua consigliata per la diluizione del medium, ma l'operazione viene comunque eseguita a occhio senza un calcolo preciso e attendibile.

4 commenti:

  1. Ciao, sono ancora io!
    Volevo sapere dove hai comprato i vasetti con la plastica nel tappo (quello in primo piano, con il tappo bianco e il "turacciolo" arancione che hai nella foto), o come li hai fatti.
    fammi sapere,

    Carlo

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  2. ciao.
    il vasetto l'ho fatto. Ho forato il tappo e ho inserito un tappo forato in lattice per provetta. Nel foro del tappo ho inserito della garza e poi ho sterilizzato tutto come normalmente faccio.

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  3. Ciao! Interessantissimo blog, complimenti! Ho visto che acquisti i semi anche da OSP (http://members.cox.net/ahicks51/osp/). Io ho acquistato un pò di semi da ormai 10gg, ho mandato anche una mail chiedendo conferma del mio ordine..ma nulla... secondo te devo preoccuparmi? come lavorano questi?

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  4. ciao,
    a me i substrati ci hanno messo più di un mese ad arrivare. veloci non lo sono, ma quando gli ho mandato una mail per segnalare il ritardo mi hanno risposto subito dicendomi di aspettare ancora un po' e che in caso mi avrebbero fatto una nuova spedizione gratuitamente.
    io mi preoccuperei più che altro per la germinabilità dei semi.

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