martedì 29 novembre 2016

Ophrys e Malmgren

Ecco il resoconto di un nuovo esperimento ancora in corso.
Il tutto nasce da una passeggiata in Valpolicella, che è famosa per il vino e quindi per la vite, ma facendo parte dei monti Lessini, è anche ricca di orchidee selvatiche, soprattutto in quelle aree che non sono ancora diventate vigneto.
In una macchia con diffuse radure, troppo impervia per farne terrazzamenti, ho trovato la solita distesa di orchidee, abbondatissime anacamptis, orchis pyramidalis e moltissimi himantoglossum, orchidea davvero bizzarra, che non avevo mai visto nella mia zona. Eccone una foto qui sotto. Il nome significa lingua fatta a cintura.


Oltre alle orchidee in piena fioritura, ve ne erano molte alla fine del ciclo vegetativo, con stelo e foglie disseccate. Osservando la disposizione dei baccelli ho concluso che dovesse trattarsi di ophrys, orchidee "bombo", quelle che effettivamente stavo cercando, sperando di trovarle ancora in fiore per fare qualche bella fotografia.
So che non bisognerebbe mai asportare piante rare e protette come le orchidee, anche quando sono al fine del loro ciclo vegetativo. La tentazione è stata però troppo forte, e così ho preso qualche baccello maturo e l'ho incartato alla bell'e meglio, autoassolvendomi con la scusa che, se l'esperimento avesse avuto successo, avrei poi riportato in natura buona parte delle piante ottenute.
Era già da qualche anno che mi ripromettevo prima o poi di provare a far germinare qualche specie di orchidea terricola nostrana e così mi ero già documentato.
La "bibbia" a questo riguardo è questa:

http://www.lidaforsgarden.com/Orchids/engelsk.htm

Si tratta del sito di niente di meno che Svante Malmgren, l'inventore del substrato per far germinare le orchidee terrestri europee, le quali hanno una biologia molto diversa da quella delle epifite tropicali.
Online mi sono procurato una dose di preparato per il substrato Malmgrem e ne ho fatto un po' di vasetti in polipropilene che sono quelli che ormai uso abitualmente rispetto a quelli di vetro. Stando a quanto viene spiegato sul sito sopra, la percentuale di germinazione migliora sensibilmente aggiungendo degli addittivi particolari al preparato: rapa, patata, succo d'ananas, ecc. Il meccanismo alla base di questa particolarità non è ancora stato del tutto chiarito. Pare che certi tuberi e frutti contengano composti o fitormoni che stimolano i semi di orchidea. Devo dire che la cosa mi vedeva molto scettico ma, come prima volta, ho deciso di seguire le istruzioni alla lettera. In estate però, periodo in cui ho effettuato la semina, di rape nei supermercati non ce n'erano. Ho girato tutti i fruttivendoli e centri commerciali della mia città, ma niente. Così, dopo aver passato in rassegna possibili alternative come il sedano rapa, il daikon, il cavolo rapa, alla fine ho optato per i ravanelli. Per dare un minimo di scientificità al mio procedimento che è in realtà del tutto empirico e approssimativo, ho preparato un po' di vasetti di "controllo" con patata e con il solo medium.
La sterilizzazione è stata fatta con i semi di presunta ophrys in ammollo per circa 8 minuti in candeggina opportunamente diluita allo 0,3-0,5%, cosa che mi ha dato dell'altro mal di testa nel calcolare come giungere ai volumi richiesti partendo dalle percentuali di NaCl nella candeggina commerciale, che è anch'essa del tutto approssimativa. La semina è stata effettuata in sacchetti di plastica irrorati di candeggina. Una pratica estremamente rozza ma che si è dimostrata efficace in quanto non c'è stata nessuna contaminazione.
I vasetti, una decina in tutto, per problemi di spazio nel mio piccolo appartamento, sono stati divisi tra due location differenti, casa mia e casa dei miei. Tenuti come si conviene, in posizione fresca con abbondante luce indiretta.
Nel sito che ho seguito per le istruzioni danno come tempi di germinazione dai due giorni alle quattro settimane. Ecco perché dopo 4 mesi senza alcun segnale di vita, dimentico delle passate esperienze, mi sono tristemente deciso a sbarazzarmi dei vasetti che tenevo da me e che mi occupavano prezioso spazio.
Ed ecco che l'altro giorno, a pranzo dai miei, mi è caduto l'occhio sui vasetti che avevo lasciato nella mia vecchia camera da letto e ho notato dei puntini bianchi. Osservando meglio con la lente d'ingrandimento è apparso questo:

 e questo:
Delle piccole masse globulari di un colore bianco traslucido larghe forse un millimetro e ricoperti da filementi che sono gli abbozzi delle prime radici.
Nei vasetti con il solo substrato nutritivo Malgrem ancora nessuna traccia. In quello con l'aggiunta di patata ci saranno tre o quattro protocormi, mentre quello con il ravanello è coperto da un'uniforme costellazione di puntini bianchi.
Per ora, facendo i debiti scongiuri, godono di ottima salute.
Il prossimo passo sarà il trapianto su substrato fresco. Stando alle istruzioni ciò dovrebbe avvenire quando i protocormi hanno raggiunto i 5 millimetri di diametro.

domenica 19 giugno 2016

Bletilla striata giapponese

Pronte allo sfiascamento le piantine di bletilla striata nate dalla semina di due capsule prese nel penultimo viaggio in Giappone lo scorso agosto.
I semi, partendo da capsula ormai secca, sono stati piantati su un substrato Phytamax, all'interno di vasetti in polipropilene tenuti in cassone in plexiglass con luci fosferescenti a 6500° kelvin.
I risultati sono stati sorprendenti. Ottimo tasso di germinazione ma soprattutto grande rapidità e vigore nello sviluppo. A meno di un anno dalla semina questi sono i risultati. Piante vigorose, bulbi ben sviluppati, radici lunghe e ben distribuite nel gel.
Per un attimo mi sono sentito meno invidioso di certe immagini che fanno vedere i fiascatori professionisti con giungle in miniatura all'interno dei propri vasetti.

Le condizioni di crescita non sono state poi troppo dissimili da quelle tenute per altre semine fatte in passato. Il Phytamax è il solito, dello stesso fornitore, la "serra" anche così come le luci, medesima la disinfezione con la candeggina. Quello che ha fatto la differenza credo sia stata proprio la genetica della pianta.

In Giappone le bletille striate sono piante autoctone, coltivate nelle aiule dei giardini e cortili di casa e semiselvatiche, con una buona varietà genetica dovuta alla presenza degli impollinatori naturali. L'immagine sopra è l'aiuola da cui le capsule sono state prese. Era una specie di spartitraffico tra due stradine semipedonali. Non credo che qualcuno sia andato lì a impollinarle per cui l'operazione deve essere stata effettuata da insetti. Ciò probabilmente da' alle piante un certo vigore e salute che spiega gli ottimi risultati.
Le piante sono state piantate in terra, con la solita dose di cartone, e sembrano stare tutte molto bene.

venerdì 26 febbraio 2016

Germinazione eroica


Un aggiornamento sulla Fasciata X Red Ink incrociata con uno dei miei ibridi di Phalaenopsis 1.
Temevo di non avere molto da aggiornare in quanto la pianta madre è stata prossima all'estinzione. Dopo la fecondazione e lo sviluppo di un bel baccello, avevo sistemato la pianta in un punto dove il ricircolo d'aria era poco e aveva causato una malattia fungina che poi scoprii trattarsi di septoria. Intervenuto senza molte speranze con uno spray anticrittogamico a largo spettro, la pianta era miracolosamente sopravvissuta, perdendo tuttavia tutte le foglie meno una. Lo stelo con il frutto si era conservato e sebbene non mi facessi molte illusioni, avevo comunque provato a piantarlo su un substrato standard Phytamax.
La pianta è ancora viva, incredibilmente ha messo una nuova foglia anche se lo sviluppo va a rilento.
Il baccello a prima vista si era rivelato vuoto, con all'interno la tipica lanuggine ma senza la classica polverina costituita dai semi di orchidea. L'inoculazione del gel nutritivo è stata fatto mettendo in ammollo in acqua distillata sterile all'interno di una siringa la lanuggine e facendo poi gocciolare il liquidi all'interno dei vasetti.
A distanza di più di 5 mesi sono spuntati i protocormi. Per ora sono due in totale, uno per 2 dei 3 vasetti seminati. La foto sopra ne ritrae uno assieme a una piantina di bletilla striata nata da una "contaminazione" nel corso della semina. Non è molto a fuoco ma è il massimo che sono riuscito a fare attraverso lo strato di polietilene appannato. Devo dire che l'immagine ha un certo misticismo...
Per ora i due "fratelli" paiono in gran forma, sotto la luce artificiale sono diventati di un bel verde intenso, hanno sviluppato una bella "peluria" radicale e si stanno ingrossando. Uno dei due ha già un'abbozzo di fogliolina. Conoscendo le numerose morie a seguito di trapianti e sfiascamenti non mi faccio illusioni che possano arrivare un giorno a fioritura, ma nell'eroismo che la pianta e la sua prole hanno dimostrato in tutta questa vicenda non si sa mai.

mercoledì 10 febbraio 2016

Una nuova gita in Giappone

In realtà la gita è di poco meno di un anno fa, ma tra una cosa e l'altra trovo solo ora il tempo di pubblicare il post ad essa relativo.
La gita questa volta è stata fatta in aprile-maggio, in tempo per molte fioriture, prime tra tutte quelle di bletilla striata (shiran in lingua locale), che in giappone è comune come da noi i narcisi. Le si trovano un po' dappertutto: nelle aiuole, negli spazi verdi dei templi, nei vasi di fronte alle abitazioni, ai lati dei vialetti nei parchi.

Molte sono ovviamente piantate, ma avendo notato alcuni baccelli in formazione, e ben conoscendo la facilità di germinazione delle bletille, credo che molte siano nate spontaneamente.
Il colore predominante è il classico lilla, ma ce ne sono anche di rosa e qualche rara bianca.

Da una terza gita in Giappone ad agosto ho anche riportato un paio di capsule mature "rubate" da un'aiuola nello spartitraffico di una zona residenziale. I semi sono stati piantati e questo nuovo capitolo sta avendo un grande successo. Tempo permettendo sarà oggetto di un post nei prossimi giorni.
Una cosa interessante del Giappone sono i giardinetti privati, soprattutto delle zone residenziali delle periferie fatte di casette di due o massimo tre piani costruite tutte attaccate. Ai lati dell'ingresso i proprietari di casa allineano in bella mostra vasi, vasetti, fioriere, spesso senza nessuna protezione tanto, a quanto mi dicono, i furti o gli atti vandalici sono pressoché inesistenti. Sono delle verie e proprie esibizioni, si vede che c'è orgoglio nella coltivazione, e credo che sotto sotto ci siano anche delle sottaciute competizioni e invidie di vicinato.


A guardare con un po' di attenzione ci si trova di tutto. Molte le ortensie, apprezzate in tutta l'Asia, di ogni genere e tipo. Qualche pianta grassa, bulbose varie, peonie, agrumi, qualche conifera potata a mo' di bonsai e qualche bonsai vero e proprio. Si vedono anche diversi alberelli di ulivo, che sta diventando molto richiesti come piante da giardino.
Non mancano naturalmente le orchidee, le selvatiche e le autoctone in particolare, per le quali i giapponesi sembrano avere una vera passione.

Ci sono i Cymbidium Goeringi (Shun-ran in giapponese), altri tipi di Cymbidium di piccole dimensioni, Neofinetia Falcata (Fuki-ran) Sedirea Japonica (Nago-ran), e tutto il repertorio che si trova anche nelle pagine di questo blog. I più perspicaci avranno capito che "ran" in giapponese significa orchidea.
Un capitolo a parte meritano invece i Dendrobium Moniliforme (Sekkoku), varietà giapponese autoctona di denrobium.

Anche di queste ne ho trovato molte di fronte alle case e nei giardinetti, ma la cosa più sorprendente sono state le montature su alberi, proprio come avviene in natura essendo queste piante delle epifite tipiche della foresta pluviale temperata di ampie zone dell'arcipelago nipponico.

Le montature che si possono vedere nelle immagini non sono spontanee, d'altronde ci troviamo nella periferia di Osaka, la seconda megalopoli del paese. I piccoli dendrobium sono stati messi lì da qualcuno, legati accuratamente al tronco dopo avervi posizionato dello sfagno e probabilmente vengono annaffiati con una certa regolarità.

La foto sopra è stata scattata nel giardino dove una pasticceria tradizionale ha il suo plateatico.

Fortunatamente nessuno ha chiamato la polizia per controllare uno straniero sospetto che curiosava intorno ad abitazioni e negozi scattando foto.