venerdì 26 febbraio 2016

Germinazione eroica


Un aggiornamento sulla Fasciata X Red Ink incrociata con uno dei miei ibridi di Phalaenopsis 1.
Temevo di non avere molto da aggiornare in quanto la pianta madre è stata prossima all'estinzione. Dopo la fecondazione e lo sviluppo di un bel baccello, avevo sistemato la pianta in un punto dove il ricircolo d'aria era poco e aveva causato una malattia fungina che poi scoprii trattarsi di septoria. Intervenuto senza molte speranze con uno spray anticrittogamico a largo spettro, la pianta era miracolosamente sopravvissuta, perdendo tuttavia tutte le foglie meno una. Lo stelo con il frutto si era conservato e sebbene non mi facessi molte illusioni, avevo comunque provato a piantarlo su un substrato standard Phytamax.
La pianta è ancora viva, incredibilmente ha messo una nuova foglia anche se lo sviluppo va a rilento.
Il baccello a prima vista si era rivelato vuoto, con all'interno la tipica lanuggine ma senza la classica polverina costituita dai semi di orchidea. L'inoculazione del gel nutritivo è stata fatto mettendo in ammollo in acqua distillata sterile all'interno di una siringa la lanuggine e facendo poi gocciolare il liquidi all'interno dei vasetti.
A distanza di più di 5 mesi sono spuntati i protocormi. Per ora sono due in totale, uno per 2 dei 3 vasetti seminati. La foto sopra ne ritrae uno assieme a una piantina di bletilla striata nata da una "contaminazione" nel corso della semina. Non è molto a fuoco ma è il massimo che sono riuscito a fare attraverso lo strato di polietilene appannato. Devo dire che l'immagine ha un certo misticismo...
Per ora i due "fratelli" paiono in gran forma, sotto la luce artificiale sono diventati di un bel verde intenso, hanno sviluppato una bella "peluria" radicale e si stanno ingrossando. Uno dei due ha già un'abbozzo di fogliolina. Conoscendo le numerose morie a seguito di trapianti e sfiascamenti non mi faccio illusioni che possano arrivare un giorno a fioritura, ma nell'eroismo che la pianta e la sua prole hanno dimostrato in tutta questa vicenda non si sa mai.

mercoledì 10 febbraio 2016

Una nuova gita in Giappone

In realtà la gita è di poco meno di un anno fa, ma tra una cosa e l'altra trovo solo ora il tempo di pubblicare il post ad essa relativo.
La gita questa volta è stata fatta in aprile-maggio, in tempo per molte fioriture, prime tra tutte quelle di bletilla striata (shiran in lingua locale), che in giappone è comune come da noi i narcisi. Le si trovano un po' dappertutto: nelle aiuole, negli spazi verdi dei templi, nei vasi di fronte alle abitazioni, ai lati dei vialetti nei parchi.

Molte sono ovviamente piantate, ma avendo notato alcuni baccelli in formazione, e ben conoscendo la facilità di germinazione delle bletille, credo che molte siano nate spontaneamente.
Il colore predominante è il classico lilla, ma ce ne sono anche di rosa e qualche rara bianca.

Da una terza gita in Giappone ad agosto ho anche riportato un paio di capsule mature "rubate" da un'aiuola nello spartitraffico di una zona residenziale. I semi sono stati piantati e questo nuovo capitolo sta avendo un grande successo. Tempo permettendo sarà oggetto di un post nei prossimi giorni.
Una cosa interessante del Giappone sono i giardinetti privati, soprattutto delle zone residenziali delle periferie fatte di casette di due o massimo tre piani costruite tutte attaccate. Ai lati dell'ingresso i proprietari di casa allineano in bella mostra vasi, vasetti, fioriere, spesso senza nessuna protezione tanto, a quanto mi dicono, i furti o gli atti vandalici sono pressoché inesistenti. Sono delle verie e proprie esibizioni, si vede che c'è orgoglio nella coltivazione, e credo che sotto sotto ci siano anche delle sottaciute competizioni e invidie di vicinato.


A guardare con un po' di attenzione ci si trova di tutto. Molte le ortensie, apprezzate in tutta l'Asia, di ogni genere e tipo. Qualche pianta grassa, bulbose varie, peonie, agrumi, qualche conifera potata a mo' di bonsai e qualche bonsai vero e proprio. Si vedono anche diversi alberelli di ulivo, che sta diventando molto richiesti come piante da giardino.
Non mancano naturalmente le orchidee, le selvatiche e le autoctone in particolare, per le quali i giapponesi sembrano avere una vera passione.

Ci sono i Cymbidium Goeringi (Shun-ran in giapponese), altri tipi di Cymbidium di piccole dimensioni, Neofinetia Falcata (Fuki-ran) Sedirea Japonica (Nago-ran), e tutto il repertorio che si trova anche nelle pagine di questo blog. I più perspicaci avranno capito che "ran" in giapponese significa orchidea.
Un capitolo a parte meritano invece i Dendrobium Moniliforme (Sekkoku), varietà giapponese autoctona di denrobium.

Anche di queste ne ho trovato molte di fronte alle case e nei giardinetti, ma la cosa più sorprendente sono state le montature su alberi, proprio come avviene in natura essendo queste piante delle epifite tipiche della foresta pluviale temperata di ampie zone dell'arcipelago nipponico.

Le montature che si possono vedere nelle immagini non sono spontanee, d'altronde ci troviamo nella periferia di Osaka, la seconda megalopoli del paese. I piccoli dendrobium sono stati messi lì da qualcuno, legati accuratamente al tronco dopo avervi posizionato dello sfagno e probabilmente vengono annaffiati con una certa regolarità.

La foto sopra è stata scattata nel giardino dove una pasticceria tradizionale ha il suo plateatico.

Fortunatamente nessuno ha chiamato la polizia per controllare uno straniero sospetto che curiosava intorno ad abitazioni e negozi scattando foto.