L'incubatrice dicevamo. Tutto quello di cui dovrebbero aver bisogno le piccole phalaenopsis è luce e umidità elevata. Così ho riciclato uno degli scatoloni in plexiglass in cui avevo messo i barattoli con le semine. E' dotato di due lampade a risparmio energetico anche se ultimamente, grazie all'allungamento delle giornate e all'intensificarsi del sole, o anche solo alla sua presenza dopo quella specie di inverno nucleare che abbiamo avuto quest'anno, di lampade ne sto utilizzando solo una ed esclusivamente la mattina dato che la stanza è esposta a ovest e nel pomeriggio ha un'ottima illuminazione.
Nella scatola ho quindi praticato un foro circolare nel quale ho inserito il tubo flessibile di una vecchia aspirapolvere. L'altra estremità del tubo è infilata in un umidificatore a ultrasuoni che avevo preso quest'inverno per migliorare la qualità dell'aria di casa un po' troppo secca a causa del riscaldamento. L'umidificatore ha una bizzarra forma di tartaruga gialla a cui si illuminano gli occhi quando è in funzione.
Le piantine sono un po' nei bicchieri di plastica con lo sfagno, un po' in vasetti da semina con misto sfano bark, un po in cestelli appesi. Grazie all'igrometro riesco a monitorare l'umidità relativa all'interno della piccola serra. Se scende sotto il 70% attivo l'umidificatore che crea all'interno una simpatica nebbia fresca da foresta pluviale come si può vedere nell'immagine sotto.
Siccome l'umidità è appunto molto alta, per evitare formazione di condensa e ristagni all'interno ho posto anche una ventola da computer che smuove l'aria per benino e asciuga la condensa mantenendo l'umidita in circolo. Bisogna dire che nonostante il Made in China, o forse proprio perché costruito per resistere alle umide estati asiatiche, il ventilatore è piuttosto solido. Nonostante sia già un paio di mesi che va in ambiente ad altissima umidità sembra reggere bene.
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