domenica 11 luglio 2010

Trapianto

Finalmente un vero trapianto, fatto non in emergenza, per un attacco di muffe o un'eccessivo sovraffollamento della fiasca.
Si tratta della phalaenopsis 1/4.
Le piccole phalaenopsis erano cresciute abbastanza, anche se non in maniera uniforme, e contando che il ripicchiettaggio era stato effettuato a ottobre 2009, ho pensato che fosse ormai il caso o di ripicchiettare o di sfiascare. Siccome di substrati da trapianti pronti all'uso non ne ho più, e con il caldo che fa in questi giorni voglia di mettermi a bollire substrati non ne ho, eccoci qua. Le piantine sembrano in gran forma. Il substrato era piuttosto duro e quindi di "radici da substrato" non se ne sono sviluppate molte e quelle che sono cresciute sono piuttosto sottili. E questa è un'altra riprova che bisogna tenere il substrato il più morbido possibile. Se ne sono sviluppate di belle invece di quelle villose.

Il substrato era un Murashige & Skoog senza aggiunta di carbone attivo, e ha messo in risalto gli essudati scuri prodotti dalle piante.
Solito lavaggio accurato delle piccole phalaenopsis con acqua tiepida e un pennellino morbido per rimuovere tutti i residui di agar. Le conclusioni sono che le radici per così dire glabre sono più dure e delicate di quelle "pelose" e tendono a rompersi. La seconda è che quelle villose hanno anche la caratteristica di aderire alle altre piante e sono probabilmente quelle con cui la pianta si attacca alla corteccia d'albero in natura.


Il trapianto è stato fatto in parte su epiweb e in parte su di un mix di corteccia e sfagno a fibra lunga.
L'epiweb è questa sorta di spugna di materiale sintetico di cui parlerò in un prossimo articolo e che sembrerebbe dare dei buoni risultati.


Per quanto riguarda il substrato tradizionale, ho ormai capito che lo sfagno usato puro è piuttosto difficile da controllare nei valori di umidità. Probabilmente sono io che sbaglio qualcosa, ma faccio una certa fatica a fare in modo che sia appena umido in modo uniforme. O mi finisce fradicio e mi fa marcire le piante, o è troppo secco e me le raggrinzisce. Ho quindi optato con un mix di corteccia e sfagno con abbondanza della prima rispetto al secondo. In questo modo il substrato si asciuga un po' più velocemente del solo sfagno, ma l'acqua non ristagna e lo si riesce a inumidire in modo uniforme con un'annaffiatura pressoché tradizionale. So che alcuni tolgono le piantine, bagnano lo sfagno, lo strizzano e poi ci rimettono su le piantine. Ma incomincio ad averne un certo numero e con questo sistema mi va via mezza giornata ogni volta che devo annaffiare.
Adesso sia il manicotto di epi-web, sia i due vasetti con substrato bark-sfagno, sono andati a far compagnia alle altre nella scatola-serra con umidità al 60-70% e temperature che in questi giorni sono forse un po' troppo alte, tra i 32 e i 36 gradi di giorno.

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