martedì 18 marzo 2014

Ripicchiettatura Bletilla Striata

La bletilla striata è sempre molto generosa. La semina della capsula frutto dell'incrocio tra una varietà standard e una varietà alba presa a Orchibò l'anno scorso ha avuto una percentuale di germinazione molto alta. Siccome non avevo nessuna voglia di passare un pomeriggio chino sulla cappa sterile per ripicchiettare su nuovo gel nutritico le centinaia di piccole bletille che sono spuntate, ho cercato un metodo alternativo. La crescita è stata piuttosto rapida e omogenea così, dopo un inverno passato in casa sotto la luce artificiale, nel vasetto c'erano ormai delle vere e proprie piccole piantine, molte delle quali con più di una bozza di apparato radicale.

Il vasetto con le bletille appena aperto
Ho così deciso che avrei provato a metterle direttamente in terra, anche memore del buon successo ottenuto con la precedente semina che aveva dimostrato una buona resistenza delle plantule al contatto con il terreno.

Le piantine appena rimosse dal gel nutritivo
Una volta rimosse dal substrato di agar le piantine sono state separate dai folti mazzetti in cui si erano affastellate e disposte più o meno ordinatamente sulla della carta assorbente inumidita. L'operazione è stata comunque noiosa, ma ho potuto effettuarla comodamente seduto a un tavolo e non in piedi e piegato in due sul box sterile.
Le plantule di bletilla striata separate dal substrato
Ho quindi ripreso il metodo giapponese del cartone in voga ormai da un po' di anni tra i coltivatori di orchidee. La spiegazione la trovate qui:

http://nao-k.jp/utyouran/danbo-ru_1.htm

Viene normalmente utilizzata per la semina. Ma se funziona per la germinazione, a maggior ragione dovrebbe funzionare per la ripicchiettatura, quando già le piantine hanno sviluppato radichette.
Ho dunque preso un contenitore in plastica (credo fosse una confezione di savoiardi artigianali) e ho praticato dei fori sul fondo per garantire il drenaggio. Ho poi foderato le pareti con del cartone doppio strato e ondulina nel mezzo. Lo stesso cartone è stato utilizzato per creare degli scomparti come vedete nell'immagine qui sotto.

Paratie di cartone formano degli scomparti
Sul fondo ho posto uno strato di argilla espansa, sempre per agevolare il drenaggio e dare stabilità alle paratie di cartone.
Ho quindi realizzato un terriccio unendo metà terriccio per agrumi con metà akadama che vedete nell'immagine qui sotto.

Terra akadama
Si tratta di costosissimo terreno per bonsai. In Giappone te lo tirano dietro, ma qua da noi viene importato e ha prezzi proibitivi, considerando che si tratta di banalissima terra. Non così banale in realtà perché è ottima per la coltivazione in quanto è ricca di sostanze minerali, mantiene il terreno acido impedendo la proliferazione di muffe e marcizioni, apporta il giusto grado di umidità e, grazie al mantenimento della granulometria, mantiene una buona areazione. In Giappone, oltre che per i bonsai, viene anche molto utilizzata per le orchidee terricole. In questo caso ho riciclato dell'akadama proveniente da un rinvaso di cymbidium goeringii. Il metodo del cartone prevede infatti di frullare un po' di radici di shun-ran, cymbidium goeringii appunto, e di aggiungere l'estrato al terreno di semina. Questo viene fatto per far sì che i funghi simbionti del cymbidium colonizzino il substrato, instaurando una micorriza con i semi che vi si pongono sopra e favorendo la germinazione. Lungi da me mettermi a frullare le radici della mia povera orchidea di primavera, ho semplicemente riutilizzato il terreno che vi è stato a contatto e che dovrebbe contenere i medesimi funghi.

Frammenti di cartone
Al tutto è stata aggiunta una bella manciata di chips di cartone che decomponendosi col tempo nel terreno dovrebbe rilasciare cellulosa e ulteriore sostanza nutritiva facilmente assimilabile dalle piante.
Ed ecco il risultato:

Il substrato di trapianto pronto
Qua sotto invece c'è la vaschetta dopo il trapianto di tutte, o almeno di una buona parte delle bletille striate. A distanza di circa una settimana dall'operazione devo dire che tutto sembra procedere proprio benino. Nessuna piantina è finora deceduta e hanno anzi preso un bel turgore e colore verde brillante.

Le bletille dopo li trapianto

sabato 8 marzo 2014


La necessità si sa, aguzza l'ingegno e così eccoci con una nuova trovata per il substrato di trapianto delle orchidee.
Ieri ho sfiascato un vasetto di phalaenopsis 4, un ibrido piuttosto vigoroso che era cresciuto molto nel suo substrato phytamax. Dopo aver ripulito per bene foglie e radici dal gel nutritivo e aver fatto un bagno in una blanda soluzione di fertlizzante (diluito circa a un terzo di quanto raccomandato), mi sono accorto di non avere substrato adatto al trapianto. Per essere precisi non avevo substrato adatto ai vasi a disposizione o vasi adatti al tipo di substrato disponibile. Avevo una buona quantità di argilla espansa per un progetto che sto seguendo e che anche se un po' fuori tema magari riporterò qui in futuro, ma era di grana piuttosto fine e, per esperienze passate, so che la mancanza di circolazione d'aria tende a favorire marcizioni soprattutto se si usa per una semi-idroponica come normalmente faccio con l'argilla espansa. Di contro la corteccia che avevo era anche di pezzatura piuttosto fine e comunque non sufficiente per riempire i vasetti in cui pensavo di matterle, anche perché le piantine nel gel avevano sviluppato radici piuttosto lunghe.
Così, pensa che ti ripensa mi è venuto in mente di combinare un po' di tecniche e qualche novità. Sono partito dal principio dell'epi-web, che in realtà non ho più a disposizione, e l'ho sostituito con una spugnetta abrasiva nuova che avevo sotto il lavello. La struttura e il materiale sembrano assomigliare abbastanza all'epi-web anche se con una grana più fine. Ho quindi tagliato delle listerelle di spugnetta e le ho messe in piedi nel vasetto e sopra gli ho sistemato la piantina di phalaenopsis con le lunghe radici in mezzo. Ho poi messo i piccoli ritagli di spugnetta abrasiva negli interstizi per dare un po' di stabilità il tutto e ho riempito i rimanenti spazi con l'argilla espansa che essendo abbastnaza piccola si è sistemata bene.
Il tutto ha un bell'aspetto. La piantina pare stabile, e il substrato con i giusti spazi sembrerebbe ben areato lasciando passare bene le innaffiature.


Un'altra piantina, la più piccola e con l'apparato radicale meno sviluppato è stato sistemato in un vasetto con un nuovo substrato acquistato da  http://www.roellke-orchideen.de a un'esposizione-mercato di orchidee cui partecipava. E' un misto di corteccia fine, perlite, pezzettini di gommapiuma.