Questi sono i semi della bletilla presa a Padova e seminati da capsula verde il 13 agosto su substrato tipo phytamax dell'Orchid Seed Bank.
Ecco il risultato al 16 agosto:
I semi sono piuttosto grossi e già uno è diventato verde.
In realtà, a distanza di una settimana la germinazione non è proceduta molto. I semi che danno segni di vita sono rimasti pochi e per ora solo in una fiasca. Eccoli:
Chi ha fantastia, e fede nelle mie parole, riuscirà a "intuire" due foglioline microscopiche nell'ammasso giallo-verde al centro dell'immagine.
I semi che sono germinati sono pochi e per lo più spuntano dagli ammassi di semi che si sono accumulati sulla superficie del medium. Leggendo qua e là ho visto che per la bletilla, e per molte altre varietà, viene consigliato di usare il medium a metà della concentrazione. Forse sono germinati i semi che non erano a diretto contatto con il medium a concentrazione piena, trovandosi sopra i grumi di altri semi, e che vengono solo inumiditi per capillarità con le sostanze nutritive del substrato. Infatti sono germinati anche alcuni semi che erano sulla parete del vasetto "sporca" di medium diluito come si può notare nella prima foto sopra.
Vediamo come procede questa fiasca e le altre che ancora non danno segni di vita.
giovedì 25 agosto 2011
Notizie dall'ultima semina
La semina è stata effettuata il a fine luglio (il post relativo è del 22 luglio).
Di tutte le fiasche, solo quella con il medium fatto di recente con il vecchio preparato dell'Orchid Seed Bank sta dando segni di vita. Questa è un'immagine fatta il 16 agosto:
E questa invece un'immagine fatta il 25 agosto:
Di tutte le fiasche, solo quella con il medium fatto di recente con il vecchio preparato dell'Orchid Seed Bank sta dando segni di vita. Questa è un'immagine fatta il 16 agosto:
E questa invece un'immagine fatta il 25 agosto:
domenica 14 agosto 2011
Orchidee Spontanee in Trentino Alto Adige
Mi hanno recentemente regalato un libro sulle orchidee spontanee del Trentino Alto Adige.
"Orchidee spontanee in Trentino Alto Adide. Riconoscimento e diffusione"
Autore Giorgio Perazza
Mandrini editori
E' un libro fatto molto bene, con contenuti molto approfonditi ma scritto con un linguaggio estremamente chiaro e di facile comprensione.
Presenta schede per ciascuna specie con fotografie, dettagli morfologici e modalità di riconoscimento. Un perfetto manuale per appassionati di orchidee spontanee.
Nella parte iniziale vi è un'ampia sezione dedicata alle orchidee in generale. Si parla ovviamente anche della germinazione, con un capitoletto tra i più esaurienti che abbia letto.
Ne riportiamo qui alcuni brani che possono aiutare a comprendere meglio quali complesse dinamiche si inneschino durante la germinazione in natura e come nella coltivazione in vitro si cerchi di riprodurre artificialmente alcuni effetti e conseguenze di queste dinamiche.
"I piccolissimi semi di orchidea sono pressoché privi di sostanze di riserva per nutrire l'embrione il quale, una volta caduto nel terreno, deve trovare in altro modo il necessario alimento fin dal primo momento. Ciò non si verifica facilmente e nella stragrande maggioranza i semi non potranno germinare; ma, fra i tanti, almeno qualcuno atterra in luogo adatto, dove viene invaso dal micelio di un fungo, per lo più del genere Rhizoctonia.
Molto spesso il fungo porta il suo attaco in modo virulento e finisce col fagocitare il seme, ma in qualche caso quest'ultimo riesce a reagire con la sostanza antimicotica di cui dispone e a controllare l'azione del fungo digerendone (sembra) le parti che si spingono più all'interno ed alimentandosi del carbonio organico che riesce ad estrarvi. Si forma in tal modo un'endomicorriza, simile alla micorriza che si stabilisce tra gli alberi e alcuni funghi superiori. E' una simbiosi non del tutto amichevole perché i due organismi cercheranno di sopraffarsi vicendevolmente; però se l'embrione in fase di crescita dovesse consumare completamente il fungo rimarrebbe senza alimento e sarebbe condannato a perire. Perché l'orchidea possa crescere è indispensabile che si stabilisca un giusto equilibrio fra le due parti in lotta senza che né l'una né l'altra prenda il sopravvento: il fungo tenterà sempre di infettare per intero il micorrizoma che si va formando, mentre questo lo contrasterà digerendo il micelio e lasciandolo vivere soltanto nella parte esterna.
Il micorrizoma aumenta di volume a poco alla volta finché diventa capace di emettere un germoglio che emerge dal suolo sviluppando la prima foglia verde. La presenza della clorofilla mette ora la giovane orchidea in grado di nutrirsi da sola per mezzo della fotosintesi, divenendo indipendente o quasi dall'apporto di zuccheri fornito dalla simbiosi con il fungo che può venire ridotto o eliminato."
"Orchidee spontanee in Trentino Alto Adide. Riconoscimento e diffusione"
Autore Giorgio Perazza
Mandrini editori
E' un libro fatto molto bene, con contenuti molto approfonditi ma scritto con un linguaggio estremamente chiaro e di facile comprensione.
Presenta schede per ciascuna specie con fotografie, dettagli morfologici e modalità di riconoscimento. Un perfetto manuale per appassionati di orchidee spontanee.
Nella parte iniziale vi è un'ampia sezione dedicata alle orchidee in generale. Si parla ovviamente anche della germinazione, con un capitoletto tra i più esaurienti che abbia letto.
Ne riportiamo qui alcuni brani che possono aiutare a comprendere meglio quali complesse dinamiche si inneschino durante la germinazione in natura e come nella coltivazione in vitro si cerchi di riprodurre artificialmente alcuni effetti e conseguenze di queste dinamiche.
"I piccolissimi semi di orchidea sono pressoché privi di sostanze di riserva per nutrire l'embrione il quale, una volta caduto nel terreno, deve trovare in altro modo il necessario alimento fin dal primo momento. Ciò non si verifica facilmente e nella stragrande maggioranza i semi non potranno germinare; ma, fra i tanti, almeno qualcuno atterra in luogo adatto, dove viene invaso dal micelio di un fungo, per lo più del genere Rhizoctonia.
Molto spesso il fungo porta il suo attaco in modo virulento e finisce col fagocitare il seme, ma in qualche caso quest'ultimo riesce a reagire con la sostanza antimicotica di cui dispone e a controllare l'azione del fungo digerendone (sembra) le parti che si spingono più all'interno ed alimentandosi del carbonio organico che riesce ad estrarvi. Si forma in tal modo un'endomicorriza, simile alla micorriza che si stabilisce tra gli alberi e alcuni funghi superiori. E' una simbiosi non del tutto amichevole perché i due organismi cercheranno di sopraffarsi vicendevolmente; però se l'embrione in fase di crescita dovesse consumare completamente il fungo rimarrebbe senza alimento e sarebbe condannato a perire. Perché l'orchidea possa crescere è indispensabile che si stabilisca un giusto equilibrio fra le due parti in lotta senza che né l'una né l'altra prenda il sopravvento: il fungo tenterà sempre di infettare per intero il micorrizoma che si va formando, mentre questo lo contrasterà digerendo il micelio e lasciandolo vivere soltanto nella parte esterna.
Il micorrizoma aumenta di volume a poco alla volta finché diventa capace di emettere un germoglio che emerge dal suolo sviluppando la prima foglia verde. La presenza della clorofilla mette ora la giovane orchidea in grado di nutrirsi da sola per mezzo della fotosintesi, divenendo indipendente o quasi dall'apporto di zuccheri fornito dalla simbiosi con il fungo che può venire ridotto o eliminato."
sabato 13 agosto 2011
Baccelli dall'Orto Botanico
Ed ecco qua i frutti, è proprio il caso di dirlo, del "furto" all'orto botanico di Padova. Sono quattro baccelli di Bletilla Striata e due di un'Epipactis della quale purtroppo non ho segnato e non ricordo la varietà.
Alcuni baccelli di Bletilla sono ormai secchi, anche se ben sigillati. Quelli di Epipactis invece si sono già aperti riversando fuori un grande quantitativo di semi minuscoli, cosa che mi costringerà alla solita, fastidiosa sterilizzazione prima della semina in vitro.
Quelli di Bletilla sono piuttosto grandi, molto più voluminosi di quello che si è sviluppato sulla mia Bletilla da balcone.
Prossimamente aggiornamenti sulla semina di queste due specie e sui loro sviluppi. Intanto è tempo di preparare un po' di substrato utilizzando ciò che avanza di una vecchia spedizione dell'orchid seed bank project.
Alcuni baccelli di Bletilla sono ormai secchi, anche se ben sigillati. Quelli di Epipactis invece si sono già aperti riversando fuori un grande quantitativo di semi minuscoli, cosa che mi costringerà alla solita, fastidiosa sterilizzazione prima della semina in vitro.
Quelli di Bletilla sono piuttosto grandi, molto più voluminosi di quello che si è sviluppato sulla mia Bletilla da balcone.
Prossimamente aggiornamenti sulla semina di queste due specie e sui loro sviluppi. Intanto è tempo di preparare un po' di substrato utilizzando ciò che avanza di una vecchia spedizione dell'orchid seed bank project.
mercoledì 3 agosto 2011
Una Gita all'Orto Botanico di Padova
Qualche giorno fa ho fatto una gità presso l'Orto Botanico di Padova.
A quanto recitano i pieghevoli informativi il più antico orto botanico universitario del mondo. Fu infatti fondato nel 1545 dalla Repubblica Veneziana, che allora governava sulla regione, per fornire uno strumento di studio e ricerca sulle erbe e piante curative della facoltà di medicina della prestigiosa Università di Padova.
Il luogo è molto affascinante, soprattutto per la vetustà della sua storia e della sua atmosfera, nonché di alcune delle sue immense piante, più che per la varietà e ricchezza delle sue collezioni che difficilmente reggono il confronto coi grandi e moderni giardini botanici internazionali. Comunque sicuramente merita una visita, magari da accompagnare a una delle attrattive di Padova: la Cappella degli Scrovegni, il Santo, piazza delle Erbe.
Ovviamente non potevano mancare le orchidee. Ve ne è un'intera serra dedicata che ahimé, come troppo spesso accade in Italia, non era accessibile il giorno della nostra visita.
Ve ne sono poi sparse qua e là nel giardino. Appese sotto una tettoia, in un lato del parco ombroso e umido, vi sono numerose ceste da cui si dipartono dei dendrobium coi tronchi spessi come manganelli, e fasci di radici aeree folte come una chioma. A terra su dei ripiani, dentro vasi di coccio, un gran numero di cypripedium di diverse varietà. Nessuno in fiore.
Più avanti, in un angolo di habitat umido, tra un gran numero di piante diverse, mi sembra di scorgere alcuni steli di quelle che paiono delle orchidee terricole. Hanno dei frutti che stanno per schiudersi. Alcuni sono già aperti. Effettivamente la polverina che ne esce mi convince che sono effettivamente piante di orchidacee. Guardo meglio tra i cartigli che riportano i nomi delle varie piante e scopro che è una Epipactis. Con gesto rapido ne prendo un paio di capsule e le avvolgo in un fazzoletto di carta. So che è una cosa che non dovrei fare ma ce ne sono talmente tante di queste capsule che non sarà la fine del mondo se anche ne stacco un paio.
Metre ci stiamo avviando all'uscita noto un paio di folti cespugli di foglie lanceolate che spuntano dal terreno. Guardo meglio e il cartiglio dice Bletilla Striata. Tra le foglie, numerosissimi steli portano ognuno dalle quattro alle cinque capsule. Mi stupiscono le dimensioni, ben più grosse rispetto a quelle della mia povera bletilla da balcone.
Alcune sono già secche e brune, ma ben chiuse. Altre ancora verdi, con delle striature rosso cupo. Anche qui ce ne sono talmente tante che non mi sento troppo in colpa a prenderne qualcuna.
Nei prossimi giorni posterò qualche aggiornamento sulla semina di queste piante da ptrimonio dell'umanità UNESCO.
A quanto recitano i pieghevoli informativi il più antico orto botanico universitario del mondo. Fu infatti fondato nel 1545 dalla Repubblica Veneziana, che allora governava sulla regione, per fornire uno strumento di studio e ricerca sulle erbe e piante curative della facoltà di medicina della prestigiosa Università di Padova.
Il luogo è molto affascinante, soprattutto per la vetustà della sua storia e della sua atmosfera, nonché di alcune delle sue immense piante, più che per la varietà e ricchezza delle sue collezioni che difficilmente reggono il confronto coi grandi e moderni giardini botanici internazionali. Comunque sicuramente merita una visita, magari da accompagnare a una delle attrattive di Padova: la Cappella degli Scrovegni, il Santo, piazza delle Erbe.
Ovviamente non potevano mancare le orchidee. Ve ne è un'intera serra dedicata che ahimé, come troppo spesso accade in Italia, non era accessibile il giorno della nostra visita.
Ve ne sono poi sparse qua e là nel giardino. Appese sotto una tettoia, in un lato del parco ombroso e umido, vi sono numerose ceste da cui si dipartono dei dendrobium coi tronchi spessi come manganelli, e fasci di radici aeree folte come una chioma. A terra su dei ripiani, dentro vasi di coccio, un gran numero di cypripedium di diverse varietà. Nessuno in fiore.
Più avanti, in un angolo di habitat umido, tra un gran numero di piante diverse, mi sembra di scorgere alcuni steli di quelle che paiono delle orchidee terricole. Hanno dei frutti che stanno per schiudersi. Alcuni sono già aperti. Effettivamente la polverina che ne esce mi convince che sono effettivamente piante di orchidacee. Guardo meglio tra i cartigli che riportano i nomi delle varie piante e scopro che è una Epipactis. Con gesto rapido ne prendo un paio di capsule e le avvolgo in un fazzoletto di carta. So che è una cosa che non dovrei fare ma ce ne sono talmente tante di queste capsule che non sarà la fine del mondo se anche ne stacco un paio.
Metre ci stiamo avviando all'uscita noto un paio di folti cespugli di foglie lanceolate che spuntano dal terreno. Guardo meglio e il cartiglio dice Bletilla Striata. Tra le foglie, numerosissimi steli portano ognuno dalle quattro alle cinque capsule. Mi stupiscono le dimensioni, ben più grosse rispetto a quelle della mia povera bletilla da balcone.
Alcune sono già secche e brune, ma ben chiuse. Altre ancora verdi, con delle striature rosso cupo. Anche qui ce ne sono talmente tante che non mi sento troppo in colpa a prenderne qualcuna.
Nei prossimi giorni posterò qualche aggiornamento sulla semina di queste piante da ptrimonio dell'umanità UNESCO.
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