Mi hanno recentemente regalato un libro sulle orchidee spontanee del Trentino Alto Adige.
"Orchidee spontanee in Trentino Alto Adide. Riconoscimento e diffusione"
Autore Giorgio Perazza
Mandrini editori
E' un libro fatto molto bene, con contenuti molto approfonditi ma scritto con un linguaggio estremamente chiaro e di facile comprensione.
Presenta schede per ciascuna specie con fotografie, dettagli morfologici e modalità di riconoscimento. Un perfetto manuale per appassionati di orchidee spontanee.
Nella parte iniziale vi è un'ampia sezione dedicata alle orchidee in generale. Si parla ovviamente anche della germinazione, con un capitoletto tra i più esaurienti che abbia letto.
Ne riportiamo qui alcuni brani che possono aiutare a comprendere meglio quali complesse dinamiche si inneschino durante la germinazione in natura e come nella coltivazione in vitro si cerchi di riprodurre artificialmente alcuni effetti e conseguenze di queste dinamiche.
"I piccolissimi semi di orchidea sono pressoché privi di sostanze di riserva per nutrire l'embrione il quale, una volta caduto nel terreno, deve trovare in altro modo il necessario alimento fin dal primo momento. Ciò non si verifica facilmente e nella stragrande maggioranza i semi non potranno germinare; ma, fra i tanti, almeno qualcuno atterra in luogo adatto, dove viene invaso dal micelio di un fungo, per lo più del genere Rhizoctonia.
Molto spesso il fungo porta il suo attaco in modo virulento e finisce col fagocitare il seme, ma in qualche caso quest'ultimo riesce a reagire con la sostanza antimicotica di cui dispone e a controllare l'azione del fungo digerendone (sembra) le parti che si spingono più all'interno ed alimentandosi del carbonio organico che riesce ad estrarvi. Si forma in tal modo un'endomicorriza, simile alla micorriza che si stabilisce tra gli alberi e alcuni funghi superiori. E' una simbiosi non del tutto amichevole perché i due organismi cercheranno di sopraffarsi vicendevolmente; però se l'embrione in fase di crescita dovesse consumare completamente il fungo rimarrebbe senza alimento e sarebbe condannato a perire. Perché l'orchidea possa crescere è indispensabile che si stabilisca un giusto equilibrio fra le due parti in lotta senza che né l'una né l'altra prenda il sopravvento: il fungo tenterà sempre di infettare per intero il micorrizoma che si va formando, mentre questo lo contrasterà digerendo il micelio e lasciandolo vivere soltanto nella parte esterna.
Il micorrizoma aumenta di volume a poco alla volta finché diventa capace di emettere un germoglio che emerge dal suolo sviluppando la prima foglia verde. La presenza della clorofilla mette ora la giovane orchidea in grado di nutrirsi da sola per mezzo della fotosintesi, divenendo indipendente o quasi dall'apporto di zuccheri fornito dalla simbiosi con il fungo che può venire ridotto o eliminato."
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