Qualche giorno fa ho fatto una gità presso l'Orto Botanico di Padova.
A quanto recitano i pieghevoli informativi il più antico orto botanico universitario del mondo. Fu infatti fondato nel 1545 dalla Repubblica Veneziana, che allora governava sulla regione, per fornire uno strumento di studio e ricerca sulle erbe e piante curative della facoltà di medicina della prestigiosa Università di Padova.
Il luogo è molto affascinante, soprattutto per la vetustà della sua storia e della sua atmosfera, nonché di alcune delle sue immense piante, più che per la varietà e ricchezza delle sue collezioni che difficilmente reggono il confronto coi grandi e moderni giardini botanici internazionali. Comunque sicuramente merita una visita, magari da accompagnare a una delle attrattive di Padova: la Cappella degli Scrovegni, il Santo, piazza delle Erbe.
Ovviamente non potevano mancare le orchidee. Ve ne è un'intera serra dedicata che ahimé, come troppo spesso accade in Italia, non era accessibile il giorno della nostra visita.
Ve ne sono poi sparse qua e là nel giardino. Appese sotto una tettoia, in un lato del parco ombroso e umido, vi sono numerose ceste da cui si dipartono dei dendrobium coi tronchi spessi come manganelli, e fasci di radici aeree folte come una chioma. A terra su dei ripiani, dentro vasi di coccio, un gran numero di cypripedium di diverse varietà. Nessuno in fiore.
Più avanti, in un angolo di habitat umido, tra un gran numero di piante diverse, mi sembra di scorgere alcuni steli di quelle che paiono delle orchidee terricole. Hanno dei frutti che stanno per schiudersi. Alcuni sono già aperti. Effettivamente la polverina che ne esce mi convince che sono effettivamente piante di orchidacee. Guardo meglio tra i cartigli che riportano i nomi delle varie piante e scopro che è una Epipactis. Con gesto rapido ne prendo un paio di capsule e le avvolgo in un fazzoletto di carta. So che è una cosa che non dovrei fare ma ce ne sono talmente tante di queste capsule che non sarà la fine del mondo se anche ne stacco un paio.
Metre ci stiamo avviando all'uscita noto un paio di folti cespugli di foglie lanceolate che spuntano dal terreno. Guardo meglio e il cartiglio dice Bletilla Striata. Tra le foglie, numerosissimi steli portano ognuno dalle quattro alle cinque capsule. Mi stupiscono le dimensioni, ben più grosse rispetto a quelle della mia povera bletilla da balcone.
Alcune sono già secche e brune, ma ben chiuse. Altre ancora verdi, con delle striature rosso cupo. Anche qui ce ne sono talmente tante che non mi sento troppo in colpa a prenderne qualcuna.
Nei prossimi giorni posterò qualche aggiornamento sulla semina di queste piante da ptrimonio dell'umanità UNESCO.
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