sabato 24 dicembre 2011

Orchidee spontanee del monte Baldo

Siamo nel pieno dell'inverno, con le giornate più buie e grigie dell'anno. Novità tra le fiasche ce ne sono, ma non ancora così evidenti da essere degne di racconto.
Ecco quindi mi pare ben augurante pubblicare alcune fotografie scattate lo scorso 21 maggio, in un fresco pomeriggio di svago sul monte Baldo.
Il monte Baldo è il più alto rilievo della provincia di Verona, un massiccio le cui punte più elevate arrivano ai 2200 metri e che corre parallelo alla costa est del lago di Garda. Di fatto, le pendici del versante occidentale del Baldo terminano nelle acque del più grande lago d'Italia.
Durante l'ultima glaciazione, quella che ha dato vita allo stesso lago di Garda, tutta la zona circostante il Baldo era ricoperta da uno strato di ghiaccio spesso circa 1000 metri. Le vette del monte erano tra i pochi territori a rimanere fuori dal ghiaccio, riuscendo, in primavera ed estate, a lasciare libero un po' di terreno dove riusciva a svilupparsi la vegetazione. Questo permise a molte specie vegetali di continuare a evolversi mentre nel resto dell'arco alpino e sub-alpino, la dura coltre di ghiaccio non permetteva lo sviluppo di alcuna forma vegetale. Sul Baldo quindi si trovano ancora oggi moltissime varietà le cui caratteristiche sono uniche tanto che il nome scientifico porta spesso la dicitura "baldensis".


Non fanno naturalmente eccezione le orchidee. Anzi, molte delle specie vegetali per cui il Baldo è conosciuto tra i botanici sono proprio orchidacee. In alcuni bassi prati sui pendii della montagna veronese, le orchidee sono più numerose delle margherite.
Non sono un grande tassonomista anzi, trovo la catalogazione piuttosto noiosa, per cui non tedierò nessuno con la denominazione delle varie specie fotografate.

Orchis morio, orchis militaris, orchis italica, serapis, ophris, nigritella, sul Baldo ci sono quasi tutte. Alcune di queste erano in fiore a maggio e sono state immortalate qui. Gli appassionati possono divertirsi a nominarle.

Sul Baldo è anche diffusa la famosa, e ahimé in pericolo a causa della raccolta indiscriminata e demente, Cypripedium Calceolus che, nonostante non portasse fiori, credo di aver individuato in alcune foglie ai margini di macchie di pini e abeti. Magari l'anno prossimo riuscirò ad immortalarne alcuni fiori.