mercoledì 28 aprile 2010

Substrato Casalingo


Adesso che l'esperimento può dirsi riuscito, posso farne un post.
La ripicchiettatura è avvenuta giusto un mese fa. Erano delle phalaenopsis di varie semine, per lo più piantine un po' rachitiche, molte su substrato Murashige&Skoog che, pur garantendo un discreto tasso di germinazione (almeno con le phalaenopsis), alla lunga non fa sviluppare molto la piantina, forse per la mancanza di carbone attivo che fa accumulare essudati tossici per la piantina, forse per una certa salinità del composto.
Già che non erano un granché come piantine, mi sono quindi preso il rischio di utilizzarle per fare qualche esperimento con un substrato casalingo. Perse per perse, ho pensato.
Insomma mi sono basato su una ricetta che si trova in giro su vari siti web a tema:

Fertilizzante NPK 20-20-20 1,5 g
20 g di zucchero
1 g di carbone attivo macinato
1 litro di acqua demineralizzata
8 g di Agar Agar

Come fertilizzante ne ho utilizzato uno bilanciato con microelementi per orchidee NPK 5-5-5. Essendo il 5-5-5 diluito di 1/4 rispetto al 20-20-20 ne ho messo 4 volte tanto, quindi circa 6 grammi, qualcosa in meno.
Per quanto riguarda lo zucchero ho usato quello normale da cucina.
Il carbone è quello da acquario polverizzato con un macinacaffé elettrico.
L'agar è quello da negozio di prodotti biologici.
Tutto è stato pesato con una bilancia elettronica da cucina, quindi in modo abbastanza approssimato. Di agar ne ho messo un po' meno per tenere il "budino" un po' più morbido così che le radici possano sprofondarci dentro più facilmente.
Il tutto è stato sciolto in un litro di acqua distillata, messo nei soliti vasetti e sterilizzato in pentola a pressione. Solito trapianto in cappa sterile.
I primi giorni non sono stati dei migliori, in più di una fiasca le foglie delle piantine sono risultate come bruciate, ma non so se per colpa della candeggina o del substrato. Sono più propenso a credere che sia stata la candeggina, anche se non era mai capitato finora.
Penso ciò perché dal trapianto, dopo un un paio di settimane di assestamento, le piantine hanno preso a svilupparsi, le radici si sono allungate, affondando nella gelatina, e stanno mettendo nuove foglie. Il verde è bello intenso e brillante. Le foglie vecchie crescono e, avendo lasciato parecchio spazio tra una e l'altra, spero lo facciano parecchio e in fretta.
Il semplice e spartano composto nutritivo fatto in casa, almeno come medium da trapianti, sembra funzionare.

venerdì 9 aprile 2010

Incubatrice

Ecco dove sono finite le phalaenopsis "sfiascate" nelle puntate scorse. Essendo "parti prematuri" hanno avuto bisogno di un'incubatrice dove potranno, si spera, svilupparsi. In realtà ho capito che più crescono in fiasca meglio è, e infatti, per quanto terribilmente noioso, la settimana scorsa ho fatto un bel po' di trapianti su substrati freschi, alcuni anche fatti in casa. Non appena avrò un po' di dati su questi ultimi esperimenti non mancherò di riportarli.
L'incubatrice dicevamo. Tutto quello di cui dovrebbero aver bisogno le piccole phalaenopsis è luce e umidità elevata. Così ho riciclato uno degli scatoloni in plexiglass in cui avevo messo i barattoli con le semine. E' dotato di due lampade a risparmio energetico anche se ultimamente, grazie all'allungamento delle giornate e all'intensificarsi del sole, o anche solo alla sua presenza dopo quella specie di inverno nucleare che abbiamo avuto quest'anno, di lampade ne sto utilizzando solo una ed esclusivamente la mattina dato che la stanza è esposta a ovest e nel pomeriggio ha un'ottima illuminazione.
Nella scatola ho quindi praticato un foro circolare nel quale ho inserito il tubo flessibile di una vecchia aspirapolvere. L'altra estremità del tubo è infilata in un umidificatore a ultrasuoni che avevo preso quest'inverno per migliorare la qualità dell'aria di casa un po' troppo secca a causa del riscaldamento. L'umidificatore ha una bizzarra forma di tartaruga gialla a cui si illuminano gli occhi quando è in funzione.
Le piantine sono un po' nei bicchieri di plastica con lo sfagno, un po' in vasetti da semina con misto sfano bark, un po in cestelli appesi. Grazie all'igrometro riesco a monitorare l'umidità relativa all'interno della piccola serra. Se scende sotto il 70% attivo l'umidificatore che crea all'interno una simpatica nebbia fresca da foresta pluviale come si può vedere nell'immagine sotto.

Una volta alla settimana circa spruzzo il tutto con del fertilizzante bilanciato per orchidee 5-5-5 a concentrazione dimezzata in acqua distillata con un po' di acqua di rubinetto per garantire il calcio di cui il fertilizzante è sprovvisto.
Siccome l'umidità è appunto molto alta, per evitare formazione di condensa e ristagni all'interno ho posto anche una ventola da computer che smuove l'aria per benino e asciuga la condensa mantenendo l'umidita in circolo. Bisogna dire che nonostante il Made in China, o forse proprio perché costruito per resistere alle umide estati asiatiche, il ventilatore è piuttosto solido. Nonostante sia già un paio di mesi che va in ambiente ad altissima umidità sembra reggere bene.

giovedì 1 aprile 2010

Chissà!?


All'inizio pensavo fosse un principio di muffa. E in realtà ancora un po' di dubbio ce l'ho. Poi guardando meglio, i puntini chiari, forse tendenti un po' al verde, sono apparsi numerosi e con una certa regolarità qua e là lungo il bordo e sulla superficie del substrato. E chissà mai che non sia una germinazione? Ormai non ci spero neanche più, ma l'ipotesi è rivitalizzante.
Sì lo so, entusiasmarsi per dei microscopici puntini verdi su della gelatina grigia è una cosa abbastanza triste. Che ci posso fare!?
Si tratta di una fiasca di repleting media dell'Orchid Seed Bank Project erroneamente (il substrato sarebbe in realtà per i trapianti) seminato con phalaenopsis cornu cervi. La semina è avvenuta niente di meno che a novembre scorso. Novembre, dicembre, gennaio, febbraio, marzo. 5 mesi. Se la prende comoda. Sempre ammesso e non concesso che sia effettivamente una germinazione.
La cosa singolare è che il mutamento è avvenuto proprio quando ho spostato il vasetto dall'"incubatrice" e l'ho messo su di una libreria ben illuminata da luce naturale ma indiretta. E' proprio attaccata alla cassa dell'impianto stereo. E sarebbe bello pensare che le trasmissioni di Radio24, Radio Dee Jay e Radio Capital possano aver influenzato il risveglio dei semi. Certo, non è il Mozart che si consiglia di far andare nelle serre, ma magari le vibrazioni in generale servono.
O più verosimilmente la luce e una media termica più appropriata rispetto a dove il vasetto stava prima hanno favorito il risveglio.
Poi magari si scoprirà che non è nient'altro che muffa. Il vasetto tra l'altro è leggermente attaccato da quello che credo sia un fermento. Il liquido di condensa è infatti leggermente lattiginoso. Cosa capitata anche nella prima fiasca di Phalaenopsis 1/1 ma che non le impedì comunque di germinare illo tempore.
Vedremo l'evoluzione. Nel frattempo ho messo nella stessa posizione un po' di altri vasetti. Chissà che Oscar Giannino, Cruciani, Linus e Nicola Savino non abbiano un po' di buona influenza anche su altre semine.