venerdì 9 aprile 2010

Incubatrice

Ecco dove sono finite le phalaenopsis "sfiascate" nelle puntate scorse. Essendo "parti prematuri" hanno avuto bisogno di un'incubatrice dove potranno, si spera, svilupparsi. In realtà ho capito che più crescono in fiasca meglio è, e infatti, per quanto terribilmente noioso, la settimana scorsa ho fatto un bel po' di trapianti su substrati freschi, alcuni anche fatti in casa. Non appena avrò un po' di dati su questi ultimi esperimenti non mancherò di riportarli.
L'incubatrice dicevamo. Tutto quello di cui dovrebbero aver bisogno le piccole phalaenopsis è luce e umidità elevata. Così ho riciclato uno degli scatoloni in plexiglass in cui avevo messo i barattoli con le semine. E' dotato di due lampade a risparmio energetico anche se ultimamente, grazie all'allungamento delle giornate e all'intensificarsi del sole, o anche solo alla sua presenza dopo quella specie di inverno nucleare che abbiamo avuto quest'anno, di lampade ne sto utilizzando solo una ed esclusivamente la mattina dato che la stanza è esposta a ovest e nel pomeriggio ha un'ottima illuminazione.
Nella scatola ho quindi praticato un foro circolare nel quale ho inserito il tubo flessibile di una vecchia aspirapolvere. L'altra estremità del tubo è infilata in un umidificatore a ultrasuoni che avevo preso quest'inverno per migliorare la qualità dell'aria di casa un po' troppo secca a causa del riscaldamento. L'umidificatore ha una bizzarra forma di tartaruga gialla a cui si illuminano gli occhi quando è in funzione.
Le piantine sono un po' nei bicchieri di plastica con lo sfagno, un po' in vasetti da semina con misto sfano bark, un po in cestelli appesi. Grazie all'igrometro riesco a monitorare l'umidità relativa all'interno della piccola serra. Se scende sotto il 70% attivo l'umidificatore che crea all'interno una simpatica nebbia fresca da foresta pluviale come si può vedere nell'immagine sotto.

Una volta alla settimana circa spruzzo il tutto con del fertilizzante bilanciato per orchidee 5-5-5 a concentrazione dimezzata in acqua distillata con un po' di acqua di rubinetto per garantire il calcio di cui il fertilizzante è sprovvisto.
Siccome l'umidità è appunto molto alta, per evitare formazione di condensa e ristagni all'interno ho posto anche una ventola da computer che smuove l'aria per benino e asciuga la condensa mantenendo l'umidita in circolo. Bisogna dire che nonostante il Made in China, o forse proprio perché costruito per resistere alle umide estati asiatiche, il ventilatore è piuttosto solido. Nonostante sia già un paio di mesi che va in ambiente ad altissima umidità sembra reggere bene.

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