lunedì 9 giugno 2014

Un po' di scienza

Era tempo di dare una svolta alla coltivazione, soprattutto per quanto riguarda le phalaenopsis, le cui prime semine risalgono ormai al lontano 2009. 5 anni ormai, nei quali molte piantine sono morte, altre stentano, altre invece crescono con vigore, ma nessuna delle quali ha comunque dato alcuna fioritura.
Così ho ritenuto di prendere un approccio un po' più sistematico alla coltivazione, dotandomi quindi dei necessari strumenti.
Eccoli qui. Sono un conduttivimetro e un misuratore di PH. Non sono costati molto e dovrebbero permettere una più accurata misurazione delle condizioni di coltivazione, permettendo così di forzare un po' più la mano.

Conduttivimetro

Il conduttivimetro permette di misurare la concentrazione dei sali minerali disciolti in una soluzione. L'acqua pura è un pessimo conduttore elettrico. La capacità di condurre energia elettrica è data dalla presenza di ioni di vari elementi chimici, ossia di sali minerali, in essa disciolti (i fisici e i chimici probabilmente avrebbero qualcosa da ridire riguardo a questa spiegazione, ma insomma, a grandi linee è così). Il conduttivimetro misura quindi la conducibilità di una soluzione e valuta la quantità di sali in essa disciolti. Questo è importante per quanto riguarda la fertilizzazione poiché i fertilizzanti sono sostanzialmente sali solubili in acqua (tutti i sali saranno solubili in acqua? Boh). Ad ogni modo, tra i coltivatori di palaenopsis la fertilizzazione è una di quelle cose che scatena i peggiori psicodrammi: metà della dose consigliata ogni tanto... un quarto della dose consigliata spesso... l'eccessiva concentrazione brucia le radici... una scarsa fertilizzazione pregiudica la fioritura... bisogna lavare spesso il substrato per evitare accumuli salini... e chi più ne ha più ne metta.
Con un conduttivimetro magari riusciamo a dare un senso al tutto. L'utilizzo è molto semplice. Si accende, si immerge nella soluzione, e sul piccolo schermo a cristalli liquidi si legge il valore. Unità di misura della conduttività di una soluzione è il Siemens, per lo più espressa nel sottomultiplo microsiemens (µS). L'acqua distillata è praticamente a 0µS. Una buona acqua oligominerale di solito sta a 100/200µS. L'acqua di rubinetto della zona dove abito è proverbialmente "dura", ossia ricca di sali minerali, in particolare carbonato di calcio, il classico calcare che si deposita su rubinetteria e superfici dei sanitari. La misura legge 600µS, che è molto alta. E infatti normalmente si consiglia di utilizzare per l'annaffiatura acqua distillata o acqua piovana (che poi di fatto è acqua distillata). In questo modo, oltre a evitare accumuli di calcare si dovrebbe avere un maggior assorbimento di sostanze nutritive da parte delle radici delle piante. E qui entra in gioco un altro fenomeno fisico: l'osmosi. Per quelli che sono i miei ricordi di scienze alle superiori, l'osmosi è il processo per cui, date due soluzioni separate da una membrana permeabile, si avrà uno spostamento di sali da quella più concentrata a quella meno concentrata. O di liquido da quella meno concentrata a quella più concentrata. O almeno così mi pare di ricordare. Il che comunque sembra avere senso. Meno è concentrata l'acqua di partenza, più saranno gli elementi nutritivi utili allo sviluppo della pianta che vi si possono disciogliere e che potranno quindi essere assorbiti dalle radici, che funzionano da membrana permeabile di cui sopra.
Spulciando in giro per la rete, i valori ottimali per le phalaenopsis vanno da 800µS ai 1000-1500µS. Questa differenza di valori in realtà dipende molto dal tipo di substrato in cui si coltiva la pianta. E questo perché se il substrato tende ad asciugarsi rapidamente, i valori di concentrazione salina del substrato possono salire altrettanto rapidamente (se l'acqua evapora, i sali in essa contenuti si concentrano). I valori più alti di concentrazione salina nell'acqua di annaffiatura si dovrebbero quindi usare con piante che crescono in un substrato più ricco in sfagno, che si mantiene umido più a lungo.
Ho quindi proceduto a trapiantare le phalaenopsis più cresciute in vasi con un miscuglio di corteccia di pezzatura medio-grossa con un 20 per cento circa di sfagno sbriciolato. Per ora sto procedendo con un fertilizzante bilanciato con concentrazione tra gli 800 e i 1000 µS. Ogni due o tre fertilizzazioni così procedo a un risciacquo con sola acqua distillata.
Se i risultati saranno soddisfacenti, andando avanti nella stagione si potrà provvedere a variare le concentrazioni dei vari elementi, fosforo e potassio, per forzare la fioritura al momento opportuno.

Misuratore di PH

Altro fattore da misurare è il PH dell'acqua, ossia quanto l'acqua sia acida, basica o neutra. Ma questo in realtà si sapeva e già con le semine il PH era stato un valore tenuto sotto controllo. Il valore della gelatina di semina doveva essere tra i 5.5 e i 6.0, ossia leggermente acido rispetto al valore neutro del PH che è 7.0. Per le gelatine di coltura usavo le strisce tornasole. Adesso con questo misuratore, che funziona sostanzialmente come il conduttivimetro, ma leggendo il valore di PH, le misure si possono fare con maggiore rapidità e frequenza.
Per l'acqua di annaffiatura vale più o meno lo stesso valore di quello per il gel di semina. Quale ne sia il motivo non saprei. Certo l'acididità aiuta a prevenire l'accumulo di carbonato di calcio, che si scioglie in soluzioni acide, e una certa acidità dovrebbe anche prevenire lo sviluppo di muffe e batteri. Questo è un argomento che valuteremo meglio magari in futuro.

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