sabato 13 settembre 2014

Acqua e zucchero


Ammetto che sta diventando un'ossessione. Se sto giro non fioriscono organizzo il primo campionato di lancio della phalaenopsis. Le sto provando tutte: lampade artificiali e timer, fertilizzazioni spinte e dissociate, sbalzi di temperatura.
Questa volta il nuovo esperimento si è basato su alcune considerazioni. Mi perdonino eventuali tecnici all'ascolto per la grossolanità sia delle premesse che delle conclusioni. Sono solo uno "smanettone".
  • La fotosintesi clorofilliana produce e fornisce alla pianta carboidrati semplici, nella fattispecie glucosio.
  • La fioritura in certe piante si ha quando all'interno dei tessuti si raggiungono determinati valori di carboidrati (glucosio) prodotti dalla fotosintesi clorofilliana (vedi l'agave che viene colta proprio prima della fioritura, quando i tessuti sono saturi di zuccheri che vengono quindi fatti fermentare per distillarne poi la tequila). Anche le phalaenopsis, quando emettono lo stelo floreale spesso trasudano goccioline di una sostanza vischiosa e zuccherina dalle foglie.
  • Il normale zucchero alimentare è una combinazione di glucosio e fruttosio, carboidrati semplici e immediatamente pronti all'uso.
  • Nella coltivazione asimbiotica delle orchidee in gel nutritivo, non essendo i semi ancora in grado di sintetizzare carboidrati mediante fotosintesi, viene aggiunta una certa percentuale di zucchero che può essere direttamente assimilata dai protocormi.

Tutto ciò premesso, pensando di dare una "spintarella" alla fioritura di quelle piante che hanno raggiunto le dimensioni maggiori e che potrebbe essere ormai mature, oltre ai cicli di fertilizzazione e di luce artificiale, ho pensato di dare un po' di "doping zuccherino".
Ho quindi realizzato una soluzione di acqua osmotizzata e normale zucchero da cucina (20g per litro), che è circa la percentuale che si usa per il substrato nutritivo in vitro, e ho messo in ammollo le piante per circa una mezza giornata.
L'idea è quella di fornire alla pianta carboidrati in aggiunta a quelli che lei produce naturalmente con la fotosintesi in modo che l'abbondanza di zuccheri non venga utilizzata solo per lo sviluppo vegetativo, ma sia in parte immagazzinata aumentando quel processo di accumulo e saturazione che porta all'emissione di uno stelo floreale.
Per evitare eccessivi accumuli di zucchero nel substrato che potrebbero causare muffe e sviluppi fungini ho quindi lavato il tutto con abbondante acqua tornando ai normali cicli di fertilizzazione dopo un paio di giorni.
Le due piante trattate sembrano al momento in gran forma. Seguiranno post su eventuali sviluppi e aggiornamenti.

1 commento:

  1. Dopo sei anni dall'esperimento, puoi aggiornarci sui risultati? Grazie.

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