giovedì 10 gennaio 2013

Rizomi

Ed ecco cos'è successo al Cymbidium Goeringii, l'orchidea a più lenta crescita dell'universo. Siamo a più di due anni dalla semina, quasi tre dall'impollinazione, chissa a quanto dalla prima foglia (se mai ci sarà) e a forse un decennio da un'eventuale fioritura.
Tutto ciò che è presente sul substrato sono dei grovigli di protuberanze pelose di un verde più o meno intenso. Il mio nuovo testo di riferimento "ふやして楽しむ野生ラン"(traducendo liberamente, divertiamoci con la riproduzione delle orchidee selvatiche) realizzato dalla società orchidofila di Tokyo, dice che è tutto normale, che la crescita è estremamente lenta (e questo l'avevamo capito) e che quando si effettuano trapianti è sempre meglio mettere molte piantine, o grumi di rizomi sarebbe meglio dire, asssieme perché da soli tendono a morire più facilmente. Che soffrano di solitudine? Il testo continua dicendo che quando l'estremità di un rizoma viene a contatto con una parete del barattolo si ha l'emissione della prima foglia. Con i ritmi di crescita attuale potrebbe volerci un anno o più. Per accellerare le cose consigliano di utilizzare dei fitormoni: NAA (Auxina) e BA (Benziladenina), che però a quanto pare sono entrambi composti piuttosto termolabili e quindi andrebbero inseriti in un substrato sterilizzato non in pentola a pressione come al solito, ma con filtri microbici. Insomma, tutto sempre più complicato per cui penso che per ora rimarrò in attesa di sviluppi o ispirazione.
Per ora sto mantenendo i barattoli in casa, a temperatura tra 17° e 20°, e con luce naturale giacché si tratta di una specie che vive a latitudini dove vi sono le quattro stagioni.

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